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ADDIO A GIUSEPPINA
MANDAGLIO
DOMENICO SPERLì
DIRETTORE ASP
CROTONE
IL FATTO

CENTO
ANNI FA IN NASCEVA IL PCI
QUANDO POSSEDEVAMO IL
MONDO
IL LAGO AMPOLLINO E LA
SUA MAGIA
UN MIRACOLO IMPRENDITORIALE
LA STRENNA DEL MAESTRO
QUINTIERI
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IL FATTO CENTO
ANNI FA IN QUESTE ORE NASCEVA IL PCI 20/1/2021 
Esattamente 100 anni fa,
il 20 gennaio del 1921, il XVII Congresso del Partito Socialista
Italiano stava per concludersi con una profonda lacerazione che avrebbe
portato, il giorno dopo, alla nascita del Partito Comunista d'Italia,
poi PCI per opera di Antonio Gramsci, Amadeo Bordiga, Onorato Damen,
Bruno Fortichiari, Umberto Terracini e quel Nicola Bombacci che morirà
poi fucilato a Dongo il 28 aprile del 1945 assieme a Mussolini e agli
altri gerarchi fascisti. Tra gli altri fondatori figuravano anche Camilla
Ravera e il nostro Fausto Gullo.
Il PCI fu il più intransigente e il meglio organizzato tra
i partiti antifascisti nella lotta alla feroce o criminale dittatura
mussoliniana e nella Resistenza alla quale diede il più grande e
determinante contributo.
Dopo la svolta di Salerno, sotto la guida di Togliatti diventò
il più grande
partito comunista dell'Occidente e, nonostante sia stato sempre tenuto
fuori dal governo, a parte la breve parentesi dal 1944 al 1948, da una
vergognosa conventio ad excludendum, riuscì sempre a difendere i
diritti dei lavoratori contribuendo in modo determinante alla conquista
di diritti fondamentali per il mondo del lavoro.
Proprio oggi, cent'anni dopo, ci lascia un grande dirigente di
quel grande partito, Emanuele Macaluso, un uomo che spese la sua vita a
battersi per i diritti dei lavoratori e contro la mafia, quella mafia
che il 1° maggio del 1947, quando un ventitreenne Emanuele Macaluso
ricopriva la carica di segretario regionale della CGIL, compì l'orrenda
strage di Portella della Ginestra. Propio a Portella, due anni fa, il
vecchio comunista tenne il suo ultimo comizio.
Oggi, in questi giorni bui, avremmo tanto bisogno di uomini e
dirigenti come lui, della sua saggezza, della sua lucidità della sua
dirittura morale.
QUANDO POSSEDEVAMO IL MONDO

Oggi, dopo alcuni anni, sono tornato a Gimmella, il monte a ridosso di
Caccuri in territorio di San Giovanni in Fiore, che attraversai tutte le
mattine, per 4 anni, quando frequentavo le scuole superiori nella città
florense a bordo di uno sgangherato pullman di Romano che,
partendo da ponte di Neto, raccoglieva studenti e passeggeri di Santa
Rania, Caccuri, Acquafredda e Fantino che si recavano nel centro silano.
All'andata i più fortunati eravamo quelli di Caccuri ché
riuscivamo sempre a trovare il posto a sedere, anche perché quasi tutti
i passeggeri non studenti di Caccuri utilizzavano, l'altra linea sulla
nazionale 107. Così ci facevamo il centinaio di tornanti tra
Acquafredda e Palla Palla seduti comodamente, mentre al ritorno, alla
partenza da via Roma davanti il vecchio mulino Belsito era letteralmente
un arrembaggio per accaparrarsi un posto a sedere. Ci mancava, per
essere veri e propri corsari, il pugnale tra i denti. Un giorno l'orda
travolse un anziano "arrotatu" nel classico manto", un
certo Cucchiaro che conoscevamo perché aveva un terreno a Furnia, tra
Rittusa e i Corvi, che finì contro il vetro della porta del mulino
frantumandolo. Un'altra volta trovandosi di colpo il marciapiede
tra il mulino e il pullman sbarrato da un asino carico di grano,
travolse uno studente di Caccuri che si ruppe un braccio.
Ma le avventure non finiscono qui. D'inverno, molte volte, per la
gioia di noi studenti, il vecchio autobus si arrendeva al muro di neve
che trovavamo sopra Fantino per cui bisognava far ritorno a piedi a casa
risparmiandoci qualche noiosa lezione di latino o di filosofia e qualche
subdola interrogazione. Una volta si bloccò a un centinaio di
metri dal passo, prima della casermetta della forestale, così ci
avviamo in marcia verso Caccuri. Giunti a Fantino, c'era una bettola e
allora mettemmo insieme quello cha avevamo in tasca: chi venti, chi
trenta, chi cinquanta lire e comprammo pane, sardella e vino. Dopo aver
mangiato e scolato un paio di bottiglie, ripartimmo alla volta di casa,
ma per la strada, sia per l'euforia della giornata di vacanza, che per
quella del vino che non ci faceva sentire il freddo, ne combinammo di
tutti i colori e nell'aria volavano più palle che fiocchi di
neve, mentre qualcuno, più che camminare, rotolava sulla neve. Beh, a
16 - 17 anni anche i più poveri possedevamo il mondo.
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ULTIME
NOTIZIE
08/01/2021
ADDIO A GIUSEPPINA MANDAGLIO, UNA GRANDE DONNA

Ho appreso con grande
tristezza la notizia della morte di Giuseppina Mandaglio, vedova
Mercuri, che si è spenta ieri all'età di 82 anni. Peppina, come la
chiamavamo affettuosamente, era una donna estremamente gentile, garbata,
educata e leale, umile nella sua grande dignità, e capace di grandi
gesti di solidarietà.
Quando, dopo il matrimonio giunse a Caccuri, saputo dal
suocero della parentela con nonno Saverio, strinse un legame profondo
con mia madre che chiamava cugina, che poi era il grado di parentela tra
nonno e Michele Mercuri, figli di due cugini, cosa che mia madre
apprezzò sempre ricambiando l'affetto per questa grande donna. La
notizia della sua scomparsa mi rattrista profondamente. In questi
momenti di dolore voglio far giungere ai figli, ai nipoti, ai cognati e
ai parenti tutti le più sentite condoglianze mie personali e della mia
famiglia. Addio, Peppina e che la terra ti sia lieve.
08/01/2021
DOMENICO SPERLì
è IL NUOVO DIRETTORE ASP
CROTONE

Ancora una bellissima notizia per il nostro paese: Domenico Sperlì, pediatra,
oncologo, specialista in genetica medica, primario del reparto di
Pediatria dell'Ospedale dell'Annunziata di Cosenza, è il nuovo
direttore generale dell'Asp di Crotone. Nato a Caccuri nel 1958, ha
studiato a Siena, a Napoli e a Catanzaro. Laureatosi giovanissimo
brillantemente, ha conseguito tre specializzazioni. Ha lavorato come
oncologo pediatra all'Ospedale dell'Annunziata di Cosenza prima di
diventarne il primario di pediatria. E' conosciuto e stimato da tutti
come un grande medico e un grande uomo. La sua onestà, la sua
proverbiale rettitudine, la naturale tendenza a mettersi al servizio
disinteressatamente e con dedizione di tutti, senza distinzione alcuna e
per nessun motivo, oltre alla profonda conoscenza dei problemi della
sanità regionale, costituiscono una sicura garanzia per quanti guardano
con apprensione alla situazione critica della sanità crotonese e
calabrese. Un grande in bocca al lupo al carissimo, fraterno amico, al
grande medico e al direttore generale per il difficile, gravoso incarico
al quale, siamo sicuri, saprà assolvere nel migliore dei modi.
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